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Channel: Munizioni e Polveri Caccia – Caccia Passione
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La cartuccia 6×62 Frères

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Ancora la Blaser R 93 con alcune cariche del calibro camerato inserite nella cartucciera e pronte a una giornata di caccia

Nel secondo dopoguerra i tedeschi impiegarono giusto una ventina d’anni per riaffacciarsi sul mercato delle cartucce per anima rigata dove, nel frattempo e per intuibili motivi, gli statunitensi avevano piazzato i loro calibri dando ben poco spazio ai concorrenti della vecchia Europa. Così nel 1965 la RWS presenta la prima cartuccia che chiameremmo post 1945, e lo fa da par suo per contrastare, superandole, le diverse .22 ad alta intensità che a cavallo della II GM avevano conquistato il favore della clientela fattasi intanto più attenta non solo alla caccia, ma ugualmente al tiro di poligono. La 5,6×57 RWS, anche in versione 5,6x57R a collarino per i basculanti, si impone all’attenzione con numeri di vendita non strabilianti, ma certo di riguardo e prestazioni eccellenti.

Tre anni più tardi è il canto del cigno della vecchia DWM, sigla cara a tutti gli oplofili oggi fortunatamente rinata e presente, entrata anche lei nel campo delle .22 molto brillanti con la 5,6x50R: nasce proprio così con la versione a collarino prevedendo una maggior attenzione per complemento nei fucili basculanti, magari quale seconda canna rigata di un Bockdrilling da affiancare al 12/70 e al classico 7x65R; il successo pone poco dopo sul palcoscenico la sorella scanalata per carabina e la Steyr, ad esempio, produceva regolarmente il suo Mod. Steyr Mannlicher così camerato e prescelto nelle zone austriache o dell’Italia dell’est per il capriolo. Segue ancora una proposta di RWS con la 6,5×65, normale o R, altro successo che merita attenzione per il rendimento sul campo mentre a metà degli Anni 80 una nuova firma propone quella misura mai così seguita dal mondo mitteleuropeo: i 6 millimetri.

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Anche il fondello e l’innesco segnalano una pressione decisa, ma nella norma: cariche ridotte snaturano l’essenza del calibro e le sue prestazioni

Un’azienda di Pfinztal, presso Karlsruhe, la Ingenieurbüro Frères, studia la sua nuova cartuccia ricavandone il bossolo dal ben noto 9,3×62 di Otto Bock: invariate le dimensioni del fondello e del corpo, si chiude di 5° l’angolo di spalla, passando a circa 40°, e si accorcia di circa 1,8 mm la misura del colletto: la differenze adattano la cartuccia ai nuovi criteri per un miglior sfruttamento della polvere che, secondo diverse prove, dev’essere del tipo progressivo e in dose cospicua. Interessante leggere le considerazioni statunitensi che subito osservano come non sia possibile ricavare il bossolame dalla .30-06 Sprg. per la differente misura del fondello: qui da noi pare che tutti se ne siano fatta una ragione e gli interessati abbiano proseguito nell’acquisto e nell’uso di questa diretta concorrente della .240 Weatherby. La produzione commerciale viene affidata alla Ruag Ammotec di Fürth come alla Men, Metallwerk Elisenhütte G.m.b.H. di Nassau/Lahn e i caricamenti prevedono palle da 87 e 100 gr. Pare che la cartuccia, non certo di facile gestione e per questo giudicata talvolta un po’ isterica e bizzosa, voglia solo cose di vertice: una ricarica con 58,3 gr di N/165 e palla Nosler Partition da 85 gr segna 1040 m/sec di V/2  e a 100 m tre colpi in meno di ½ MOA, mentre un’altra carica con 56,5 gr di MRP e palla Hornady V-Max da 87 gr dà 980 m/sec. di V/2 e rosata verticalizzata da 0,6 di MOA.

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Un cartuccia 6x62R Fr. camerata in Blaser K 95 pronta per una prova di tiro in poligono

Hanno frenato ultimamente la diffusione di questo progetto il fattore costo, davvero rimarchevole sia per i bossoli vuoti e ancor più per le cariche originali, la reperibilità non sempre pronta e immediata in tutte le armerie, e da ultimo quella selettività intrinseca per le ricariche con cui non tutti entrano rapidamente in sintonia. Per contro la 6×62 Frères ha dalla sua la facilità di gestione al tiro dove il rinculo è davvero modesto in rapporto alle prestazioni erogate grazie a cui  si può insidiare dal capriolo al camoscio, dal daino al muflone: è pure concessa qualche digressione sul cervo se si ha il benestare delle leggi e la capacità di non esagerare nella lunghezza del tiro, piazzando la palla in maniera molto accurata.

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La cartuccia Brenneke 7x65R con palla TOG

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La cartuccia e in particolare il proiettile Brenneke TOG, Torpedo Optimal Geschoss, somma le caratteristiche dei ben noti Torpedo con studi avanzatissimi sulla balistica esterna e quella terminale

La Casa tedesca Brenneke, nota per le ricerche nel campo dei proiettili tanto per canna liscia che per canna rigata, ha proposto da diversi anni una sua linea di cartucce a fuoco centrale indirizzata su un ventaglio di calibri non troppo ampio, ma con allestimenti differenziati proprio per soddisfare le tante richieste in fatto di palle specifiche, oggi più che mai messe sotto alla lente d’ingrandimento dagli appassionati. Da pochi mesi una diversa strategia di vendita di un gruppo produttore di cartucce molto vasto e importante ha sollecitato la Brenneke e il suo nuovo distributore italiano, la Bignami di Ora (BZ), ad ampliare la proposta inserendosi maggiormente nel mercato. Fra i tanti calibri disponibili abbiamo avuto proprio dalla Bignami il sempreverde 7x65R che, nonostante i suoi cent’anni, o forse proprio per questo, gode di ottima salute commerciale garantita dalle sue prestazioni di base esaltate dalla serie di proiettili storici come i TIG e i TUG affiancati ora da progetti recenti come i TOG montati sulle cartucce della nostra prova. L’asso nella manica della cartuccia è l’abbinamento a un passo di rigatura molto corto che consente di impiegare palle di peso notevole e, vista la sezione, molto lunghe con forte densità sezionale valorizzata da una velocità iniziale brillante, ma soprattutto mantenuta anche a lunghe distanze: ricordiamo come qualche decennio addietro questa cartuccia fosse accreditata ai 500 m, allora uno sproposito venatoriamente parlando, di maggior energia di un’altra stupenda concorrente quale la .300 H. & H. Mag.

La confezione e le caratteristiche

Presentate in una solida scatola di cartoncino le cartucce sono inserite in un alveare fisso, sempre dello stesso materiale: l’aspetto esterno è accattivante e sulla lucida superficie spiccano innanzitutto la sagoma della cartuccia a fianco di quella di un cervo al bramito, sul bordo inferiore il marchio aziendale con le fronde di quercia e le ghiande, la sagoma e il logo della palla TOG, la dicitura completa del calibro, della palla e del suo peso in grammi e grani. Pressoché analoghe le diciture riportate in leggibile e bella grafia, giallo su fondo verde, sui fianchi della confezione mentre, al retro, si nota subito un piccolo pieghevole applicato alla scatola con le scritte in ben ventitré idiomi per cautelare l’utilizzatore dal pericolo di esplosioni; a contorno insieme al cervo e al marchio come già osservati, si notano tre viste della palla TOG, da integra sezionata a un primo urto per passare successivamente all’affungamento, con le descrizioni delle reazioni e della funzione del proiettile a fianco di ognuna. Pratico e interessante lo specchietto balistico dove, insieme ai valori di velocità ed energia alle distanze comprese fra 0 e 300 m, si indica la traiettoria con azzeramento a 100 m e quella, molto funzionale, con la GEE, la taratura alla distanza ottimale per non superare in elevazione i 4 cm: qui il punto è situato a 182 m con una caduta a 300 m di 27,5 cm dove si leggono ancora 2132 joules per questa palla da 9,7 g/150 gr di cui si indica anche il CB (coefficiente balistico) pari a 0,423.

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Tre colpi sparati a 100 m con un drilling Merkel e ottica Kahles 4×32

Decisamente favorevoli tutti questi valori per cui occorre tener conto della filosofia progettuale tedesca che assegna un elevato valore alla precisione, un occhio attento e non maniacale alla radenza, un privilegio deciso alla balistica terminale dove si concentra la capacità del mezzo di fermare possibilmente sul posto il selvatico, o quantomeno di infliggere lesioni che ne consentano il rapido recupero con gli apprezzati cani da traccia. In particolare questo proiettile è costituito da un robusto mantello esterno con coda rastremata, solco di crimpaggio, anello mediano a bordo tagliente, apice acuto forato dove lo spessore del mantello si fa più sottile, il tutto saldato al nucleo interno a forma di lancia con un ingrossamento tondo intermedio. L’azione si esplica con il taglio fustellato della pelle del selvatico e sanguinamento utile all’eventuale ricerca con l’ausiliare, con l’affungamento dell’ogiva acuta fino al livello dell’ingrossamento interno che fa da punto resistente con aumento del diametro e mantenimento della massa per una spinta cospicua atta a creare un tramite di ampio diametro con lesioni dirette da aggiungere a quelle indotte dalla velocità e quindi dallo shock idrodinamico. Calibro e tipologia di palla vedono la possibilità di impiego per tutti i selvatici delle nostre zone, compreso il cervo e la sua notevole vitalità e resistenza.

Un controllo della velocità

Non siamo andati molto in là con le prove osservando come queste cartucce di Brenneke siano certamente costose, ma con una quotazione in linea con la resa davvero eccellente. L’amico Carlo ha montato il cronografo al poligono di Carrù (CN) rilevando, con il drilling Merkel, una V/4 pari a 878 e 880 m/sec quindi rispettivamente + 8 e + 10 m/sec dal dichiarato dalla Casa: immaginiamo che la lunghezza di canna pari a 65 cm sia la responsabile di tale gradito incremento. Non crediamo occorrano altre parole su questi dati, ma ci piace aggiungere che le sensazioni allo sparo sono assai favorevoli, senza picchi pressori fastidiosi o altre negatività; da ultimo, e lo si osserva poi a casa, nella canna rimangono pochissime tracce subito asportabili con una passata di detergente e qualche flanella asciutta. Non siamo degli esperti in materia, ma ci pare di intuire che l’impiego di propellenti di alta qualità conceda, oltre a tutto il resto, anche questo piacere.

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Fiocchi lancia la nuova cartuccia Cal. 28 Magnum

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La nuova cartuccia Fiocchi Cal. 28 Magnum

Si chiama Cal.28 Magnum ed è la nuova cartuccia lanciata da Fiocchi, azienda leader a livello globale nel campo nelle munizioni di piccolo calibro in ambito civile, sportivo, sicurezza e difesa. Nata dalla collaborazione con Benelli, la nuova cartuccia appartiene alla prestigiosa linea Performance e si sposa perfettamente con il nuovo semiautomatico Benelli Ethos cal. 28 Magnum, recentemente lanciato sul mercato.

La Fiocchi cal.28 Magnum ha un bossolo rosso 28/76/16 con innesco Fiocchi 616 e fondello di tipo 3 (16mm). Caricata con 33 grammi di piombo con 2% di antimonio (363 pallini numero 7), raggiunge una velocità di 400 metri/secondo con 900 bar di pressione. La cartuccia è disponibile in confezioni da 25 pezzi.

Siamo soddisfatti di questa cartuccia nata dalla preziosa collaborazione con Benelli – ha affermato il Direttore Commerciale di Fiocchi Marzio Maccacaro La nuova cal.28 Magnum rappresenta una novità molto interessante nel campo delle munizioni per canna liscia e siamo convinti riscuoterà grande successo tra gli appassionati di caccia. Per questo stiamo già inviando alle Armerie italiane le nostre confezioni e la nostra rete vendita è già al lavoro per soddisfare le numerose richieste che stanno arrivando”.

La linea Performance Fiocchi

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Fiocchi Performance HP 37: di tutto, di più

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Le prove di alcuni fucili della Beretta sul campo di tiro a volo di Bettolino (BS) si sono rivelate un’occasione eccellente per sparare diverse cartucce della nuova serie Fiocchi Performance HP 37. Queste cartucce vengono presentate in un’elegante scatola di cartone dai toni di una foto in bianco e nero con l’inserimento di colori molto attenuati: apprezzabili le indicazioni tecniche in grafia ben leggibile dove si inizia con la dicitura Performance a indicare la classe elevata della produzione aziendale.

A seguire si trova la sigla HP 37 che segnala le alte prestazioni e la grammatura di pallini contenuta, con 1 gr in più delle classiche cariche massime relative al calibro posizionate per tanto tempo sui 36 g: seguono poi la specifica del calibro, il 12, evidenziato dal fondo rosso, la lunghezza del bossolo pari a 70 mm, l’altezza del fondello di ben 27 mm su cui è impressa la scritta “Superfiocchi” che richiama alla mente dei cacciatori più stagionati epiche cariche da lepre o da anatidi; specificato ulteriormente il peso della carica pari a 37 g e la tipologia della borra, adeguata ai tiri lunghi, quindi una in plastica dotata del contenitore atto a preservare i pallini dalle deformazioni dovute a strisciamento contro le pareti della canna. Sui fianchi della confezione è poi riportato il n° che determina la sezione del singolo pallino secondo la scala inglese che, nel nostro caso è il 7.

In pedana

Il sovrapposto Beretta 690 Field I Vittoria è pronto: preleviamo alcune delle dieci cartucce inserite in ogni scatola apprezzando la scelta cromatica del bossolo con tonalità verde oliva, le scritte argentate che ben risalto sul fondo insieme all’ottone del fondello: viene posta in evidenza la pressione di 1050 bar, valore per cui deve obbligatoriamente essere bancato il fucile. Inserendo le cartucce in camera osserviamo la precisa chiusura a stella, l’innesco DF adeguato per far sprigionare alla carica tutto il suo potenziale e orientiamo, per una vecchia abitudine, la scritta Fiocchi sul fondello prima di chiudere l’arma. Ancora una volta la conformazione del calcio non ci premia o meglio, la nostra struttura non si accompagna alle misure standard valide per una grande maggioranza dei possibili utilizzatori: l’esito al tiro sarà quindi viziato da una marcata elevazione che cerchiamo vanamente di correggere, riuscendoci solo ogni tanto. 

Le sensazioni allo sparo, anche dei due colpi in rapida successione, sono decisamente favorevoli pur se il peso del fucile non è certo pari a quello di un esemplare da piattello, ma l’equilibrio dato dalla leggera crescita della massa centrale, quella posta fra le due mani, il bilanciamento e la foratura delle canne con sezione ai massimi del calibro, gradiente dolce delle pendenze dei coni allungati offrono in definitiva sensazioni molto attenuate del rinculo, ben diverse da quelle preventivate dai diversi ingredienti in opera. La distanza utile di ingaggio di questa cartuccia supera abbondantemente le nostre normali previsioni con seconde canne sparate per onor di firma e che invece si rivelano perfettamente in grado di rompere il piattello.

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La cartuccia calibro 28 Magnum nel sovrapposto di Rizzini

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Il sovrapposto Rizzini presenta in questo esemplare la bascula dimensionata per il calibro 20 con la finitura tartarugata per uno stile rustico e insieme elegante. Sulla culatta della canna superiore è inciso il calibro 28 Magnum

La trasformazione di un calibro consolidato secondo le tradizionali regole inglesi in un magnum richiede alcuni accorgimenti tecnici e la volontà di impiegare una carica di molto superiore rispetto a quella originale: insieme si allestiranno fucili atti a conservare innanzitutto la sezione di canna molto snella e poi una massa molto più aderente alla cartuccia normale da 70 mm anziché a quella da 76. Il rapporto fra carica e massa sarà dunque ben distante da quanto aveva codificato il Gen. Journée e si avrà un fucile leggero, maneggevole, prontissimo alla spalla e all’occhio con il contrappasso di un rinculo più avvertibile: insomma il vecchio adagio dell’uovo e della gallina rimane in vigore. Per il pubblico italiano la 28/76 è stata associata al pregevole Benelli Ethos, semiauto che non abbiamo ancora avuto agio di provare, ma di cui possiamo intuire facilmente i pregi e le prestazioni: non di meno va osservato come già da parecchi anni questa cartuccia sia di comune distribuzione ad esempio sul mercato francese dove i cacciatori transalpini, noti per la loro passione e competenza nella scelta e nell’impiego delle canne lisce, traggono da tale carica e dai fucili così camerati delle eccellenti soddisfazioni.

La storia parte dall’amico Fabio, che con noi firma questo brano, recatosi nel 2011 presso la Rizzini di Marcheno per far allestire un paio di canne in 28/70 da montare sulla bascula di un 20/76 di sua proprietà: la gentile Signora Moira Rizzini pone la domanda sulla cameratura suscitando la curiosità dell’interlocutore: dove sta il più solitamente sta il meno e il paio di canne è stato consegnato con le camere da 76 mm. Solo da poco tuttavia si è arrivati alle esperienze, quando la Fiocchi ha seguito con la usuale cortesia le richieste del curioso possessore di questo sovrapposto: i bossoli lunghi sono prontamente arrivati e con essi le specifiche per la ricarica che prevede ben 32-33 g di pallini contro i 28 g di carica extra nei bossoli da 70 mm.

L’attrezzatura messa in opera per caricare le cartucce impiegate nella prova

Alcuni esperimenti hanno rapidamente portato a considerare come ottimali queste dosi che diamo senza nostra responsabilità né garanzia.

1)Bossolo Fiocchi 28/76/08 (T1), innesco DFS 615, borra B. & P. Baby 28 Max H6; polvere Vihtavuori N/105 x 1,70 g, pallini del 7½  per 32 g, altezza finita 65,5 mm, chiusura stellare a sei pliche. V/2,5 m dalla volata: 380, 395, 391, 391, 396 – Media = 390,6 m/sec

 2)Bossolo Fiocchi 28/70/08 (T1), innesco DFS 615, borra B. & P. Baby 28 Max H6; Polvere Vihtavuori N/105 x 1,55 g, pallini del 7½  per 28 g, altezza finita 61,5 mm, chiusura stellare a sei pliche. V/2,5 m dalla volata: 367, 375, 386, 375, 368 – Media = 374,2 m/sec. Scartata la chiusura tonda per il poco contrasto offerto e la conseguente pressione ridotta e V/2 sviluppata decisamente troppo tranquilla, si è passati alla chiusura stellare raggiungendo i parametri indicati dalla Fiocchie qui sopra riportati. Le prove sono state condotte presso il TAV di Settimo T.se che ha messo a disposizione il funzionale impianto per sparare sugli appositi bersagli cartacei con cerchio esterno di 70 cm e interno di 35. La distanza di 25 m è indicativa di molte situazioni venatorie così come di ingaggio dei piattelli.

Bersaglio come sopra con sparo in seconda canna (strozzatura ***) di una cartuccia 28/76 con 32 g di pallini del 7½: il baricentro della rosata è un poco spostato a sinistra certo per un collimazione non perfetta. Anche qui la borra ha lasciato il segno

Il sovrapposto Rizzini si è comportato come ci si aspetta da un’arma realizzata con l’attenzione e la competenza usuali presso la Casa: tutto funziona a perfezione dal basculaggio delle canne all’armamento delle batterie, dagli scatti correttamente tarati intorno a 1,4 – 1,7 kg senza filature o grattamenti, all’espulsione dei bossoli puntuale e costante. Le rosate sono frutto di strozzatori interni da **** e *** che riteniamo ottimali per non stringere troppo una colonna di pallini già di sezione ristretta e quindi tendente a un’ampiezza ridotta: in effetti dagli esiti possiamo dire che tale caratteristica negativa è stata brillantemente risolta nel fucile Rizzini che fornisce dimensioni di rosata molto funzionali; in un paio di occasioni abbiamo forse una disposizione dei piombi più a sinistra del centro del bersaglio dovuta senza meno a nostro difetto di punteria a braccio sciolto. L’assetto allo sparo dipende molto dall’imbracciatura: se ci si lascia tentare dal tenere il fucile con una dolcezza indotta alla nostra mente dalle garbate misure dell’arma le cartucce da 32 g si faranno sentire e le canne saliranno di alcuni cm, ma se la presa sarà più consona alla carica che si proietta in avanti, la stabilità sarà assicurata e con essa il rapido doppiaggio del colpo.

A conclusione possiamo dire che il lavoro dell’amico Fabio è stato positivo e interessante così come l’allestimento del fucile perfettamente adeguato alle esigenze di questa cartuccia nuova per il nostro mercato, ma già ampiamente sperimentata all’estero.

di Emanuele Tabasso e Fabio De Rubeis

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Cartuccia Hornady .308 Win. BTSP Interlock 165 gr

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La scatola in cartoncino semiopaco con la gradevole scritta rosso ciliegia catturano l’attenzione che si rivolge poi alla figura di uno dei fondatori della Casa, J.W. Hornady

La Hornady ha un’eccellente reputazione sia come produttrice di proiettili che come fabbricante di cartucce originali e in entrambi i casi gli appassionati trovano soluzioni adatte alle loro finalità. In Italia la firma statunitense è distribuita dalla Bignami di Ora (BZ) con particolare riguardo alle munizioni per arma lunga rigata e, proprio fra queste, abbiamo individuato un caricamento dove si abbinano il calibro tradizionale e assai diffuso con la finalità prettamente venatoria. Partiamo allora dal calibro: l’onnipresente e prezzemoliano .308 Win. può quasi venire a noia tale è la sua diffusione ma, proprio come la verde erba profumata che aggiusta quasi ogni piatto, anche la cugina in abito civile dell’ordinanza USA e Nato si rivede e si apprezza di continuo, dovunque appaia e su qualsiasi scena si appresti a recitare. Il copione è ingiallito, ma anche così la cartuccia lo recita a memoria e ben difficilmente sbaglia un passaggio: la parola chiave è precisione intrinseca, tema caro a questa .30” con bossolo da soli 51 mm a cui si confanno tanti abbinamenti di polveri e proiettili e insieme molte canne rigate di vario genere.

Partiamo esaminando la confezione: scatola di cartoncino robusto semiopaco, dall’aspetto giustamente rustico dove campeggia la bella scritta in rosso ciliegia e la figura cordialmente accattivante di un cacciatore con cui ci accompagneremmo subito e volentieri. Quando poi si aguzza lo sguardo si legge come la bella figura sia nientemeno che uno dei fondatori dell’azienda, J.W. Hornady vissuto tra il 1907 e il 1981: se venisse a mente una subliminale captatio benevolentiae forse non si sarebbe sulla strada sbagliata, ma come vedremo la faccenda si limita al primo impatto, poi gli esiti pratici faranno a meno di qualsiasi supporto indotto. Ancora si leggono i tre aggettivi qualificanti la munizione che tradurremmo con Accurata, Letale, Affidabile senza infingimenti di sorta. Sui fianchi del contenitore riappaiono queste scritte e in una c’è l’aggiunta opportuna del settore di appartenenza nel panorama produttivo aziendale Custom, il numero di catalogo (#8098), la dicitura del calibro, del peso di palla pari a 165 gr, la sigla BTSP come Boat Tail Soft Point e la specifica InterLock; c’è poi ancora un bollino con la dicitura FREE Guns & Ammo Trial Subscription che interpretiamo come iscrizione gratuita ai Trials indetti dalla prestigiosa Casa Editrice statunitense se si impiegano queste cartucce. Insomma per farla breve qualche vantaggio indotto c’è, anche se per noi, di qua dell’Atlantico, non è facilmente raggiungibile. Procediamo nella lettura sul retro della scatola dove spiccano le prescrizioni usuali che in termini succinti dicono di non fare fesserie quando si ha un’arma in mano, poi si passa allo specchietto delle prestazioni e lì, seppur in yards, inches e fps, troviamo quel che effettivamente ci renda conto di quanto otterremo sul campo.

Le cartucce in primo piano evidenziano una fattura di alto livello e la forma del proiettile indica come sia decisamente progettato per la caccia

Le prestazioni

Leggiamo le specifiche partendo dalla velocità alla bocca pari a 2700 fps (822 m/sec) che ci pare adeguata al peso di palla in questo calibro, diremmo anche sufficientemente briosa in rapporto alla media; si passa poi alla parabola con le cadute intermedie che riassumiamo nel riquadro sottostante inserendo fra parentesi i dati in termini metrici:

100 yds (91,4 m)   200 yds (182,8 m)   300 yds (274,2 m)   400 yds (365,6 m)   500 yds (457 m)

+ 2” (+5,08 cm)        0,0” (0,0 m)       – 8,6” (-21,85 cm)    -25,1” (-63,75 cm)   -50,8” (-129 cm)

Il retro della confezione è fitto di scritte in inglese e in francese sui rischi che si corrono nell’impiego della munizione in armi inappropriate e sull’esposizione ai vapori di piombo

Non male davvero considerando che la .308 Win. non brilla per tensione di traiettoria ma consente, oggi come oggi, di arrivare a segno grazie proprio alla sua intrinseca precisione, ai calcoli intessuti elettronicamente fra rilevamento del binotelemetro e scatti da imporre a un’ottica dove le torrette siano garanti della puntuale esecuzione dei comandi. La palla è di quelle che si possono definire tutta caccia: di classica struttura con forme che coniugano buon coefficiente balistico, grazie all’ogiva appuntita a piombo scoperto e alla coda rastremata, e forte cessione di energia frutto del sistema InterLock grazie a cui la camiciatura esterna in rame e il nucleo interno in piombo vengono saldati fra loro. Questo impianto assicura un’espansione a fungo con aumento della sezione del tramite e tutti i suoi effetti indotti senza perdere peso: pensiamo di essere anche noi degli interlock perché pur mettendoci a dieta variamo un poco le misure esterne, ma il peso rimane lo stesso…Non sappiamo se consultare un dietologo o un produttore di proiettili.

Celie a parte procediamo ancora in un ultimo esame notando nelle diverse scritte come la Casa finanzi con una percentuale economica sulle vendite la Wildlife Restoration, organizzazione che cura appunto il ripristino del mondo selvatico naturale a cui, si rimarca, partecipa indirettamente ogni acquirente di queste cartucce: ne siamo lieti anche perché immaginiamo come i fondi siano spesi a ragion veduta con tale finalità e non per mantenere poltrone, poltroncine, sgabelli e quant’altro. Da ultimo qualche colpo in poligono approfittando di una nuovissima carabina Bergara B14 Varmint con ottica Delta Titanium messaci a disposizione dall’importatore, la ditta RA Sport di Redolfi, con sede a Manerbio (BS). Sottolineiamo come queste cartucce siano prettamente da caccia quindi la rosata di tre colpi a 100 m in 18,5 mm è un ottimo risultato che conferma la bontà del binomio fucile e ottica insieme all’affidabilità della munizione.

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Fiocchi 9 mm Flobért DF

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Ogni cosa rientra nelle giuste proporzioni: dal fuciletto della Anschütz alle cartuccine della Fiocchi, dalla piccola cartucciera al coltellino

Ci sembra quasi irriverente definire minimali certe cartucce quando hanno offerto e tuttora offrono a cacciatori veterani e a giovanissimi nembrotti un ampio appagamento in certe esigenze piccole per le dimensioni, ma enormi per la soddisfazione che ad esse è legata. Rivediamo in una bella veste cromatica la scatola delle odierne cartucce calibro 9 mm Flobért e il pensiero corre esattamente a sessant’anni fa quando, compiuti i dodici anni, per Natale arrivò il primo fucile per cartuccia a polvere, un Beretta Mod. 412, monocanna così camerato e di cui un amico con qualche esperienza venatoria ci aveva narrato meraviglie. Al tempo era fatto normale che i ragazzini iniziassero molto presto l’uso dei fucili destinati al tiro a segno e alla piccola caccia ricevendo nelle date canoniche regali di tal fatta insieme a poche e ben definite regole di comportamento da cui non si poteva prescindere. La cultura e la responsabilizzazione erano alla base della formazione generale dell’individuo e non era mai troppo presto per iniziarla: quel che si radica nella mente nel suo primo sviluppo difficilmente viene sviato in seguito mentre il differire tali pratiche troverà un terreno via via meno ricettivo, più critico e saccente, il retaggio del ’68 che da noi non è mai passato con cui si è data convinzione a tutti di poter discettare su tutto senza conoscere. Ma torniamo ai nostri fuciletti e alle cartucce che li animano. La confezione odierna della 9 mm Flobért allestita da Fiocchi si presenta rutilante e scicchettosa non solo per il robusto cartoncino della scatola e la stampa cromatica con zone dorate a elegante contrasto con il rosso della marca e del cartiglio aziendali e poi ancora con un verdone scuro da cui appare la scritta su due righe Flobert 9 mm – D.F. a pallini; in un dischetto ben visibile spicca il 10 riferito alla numerazione dei pallini e la dicitura 50 cartucce relativa al contenuto; sui fianchi le norme CIP, la scritta inglese Shot e un’ulteriore precisazione sui pallini n. 10 con 1,9 mm di diametro e la caratteristica della percussione anulare.

La cartuccia

I dischetti crimpati nel bossolo per fermare la carica riportano in piccola, ma nitida grafia, parecchi numeri “10” a indicazione della numerazione dei pallini contenuti

Nel pratico alveare in plastica sono disposte le cartucce facilmente prelevabili con due dita e dotate di un bossolo in ottone di bell’effetto e sicura funzionalità: rammentiamo come un tempo questo calibro vedesse in uso bossoli nichelati mentre rimane tuttora in auge la chiusura con dischetto di cartoncino pressato nella sua sede senza necessità di orlatura. Sul fondello spicca lo scudetto con le inziali GFL, decisamente più appagante della “ f “ minuscola e in corsivo in uso per diversi anni. I marchi storici vanno mantenuti, magari con piccolissimi aggiornamenti estetici: rammentiamo la RR del campo automobilistico passata da rossa a nera alla dipartita di uno dei due soci, se ben rammentiamo Royce. La fattura si presenta decisamente di classe elevata come si impone per un’azienda che ha nella finezza esecutiva e nella scelta dei migliori materiali il suo punto di forza: il robusto risalto tondo al fondello funge da aggancio per l’estrattore e contiene il propellente per l’innesco di questa cartuccia a percussione anulare. La sigla D.F. significa Doppia Forza: oggi è l’unica ad essere prodotta mentre un tempo erano proposte anche le sorelle a forza semplice con bossolo proporzionalmente accorciato. Non faccia sorridere tutto ciò: un tempo la speculazione intesa in senso latino di risparmio e quindi di adeguamento proporzionale fra spesa e impresa era fattore molto seguito e la scelta delle cariche funzione precisa di quanto occorreva ottenere. Rammentiamo come il papà del nostro maestro della caccia al capanno caricasse le sue cartucce con borre incoerenti ricavate da materiali usualmente buttati e risparmiasse sui cartoncini sigillando la carica con una goccia di cera… tanto il fucile era sempre rivolto in alto o perché nella piccola rastrelliera del capanno o perché indirizzato verso le prede poste sui rami a non più di una dozzina di metri.

L’impiego odierno

Il Commissario di tiro del poligono di Chieri (TO) e due assistenti che hanno presenziato alle prove

Dietro alle siepi di frasche o alle quinte di verdi canneti, nascosti sui fienili o alla peggio nei pollai di cascine proprietà di contadini compiacenti i ragazzini degli Anni 50 e dei primi 60 insidiavano passeri, allora abbondantissimi, e all’epoca opportuna tante altre varietà di uccelletti cacciabili senza problemi; l’alternativa era la caccia alle prede di pelo sotto forma di ratti che in certi anditi delle suddette cascine non mancavano mai. Poi crescendo era iniziata l’era del capanno con i richiami vivi: non rientrava certo nelle tradizioni del Piemonte sabaudo e solo grazie a un personaggio giunto dalla bassa bresciana, il bravo Costantino, si erano realizzate le possibilità di tali esperienze che sarebbero durate per decenni con grande soddisfazione. Il 9 Flobért era diventato il fucilino da appoggio per le prese più a ridosso del nascondiglio oramai realizzato in legno con bomboletta del gas e stufetta a irraggiamento per i periodi più freddi: i calibri 20 e 28 tenevano la scena con un  12 sempre pronto a risolvere le questioni più intricate. Venendo ai giorni nostri i capanni della valle del Mella ospitano sempre una simile batteria di fucili perché lo spirito del risparmio qualifica i cacciatori della zona: l’inutile sperpero di energia, polvere e pallini, è giustamente malvisto quindi a colpo d’occhio si sa che tale presa è a tot metri e ci vuole il 20, l’altra si accontenta del 28, e quella lì che ti pare di toccare con la canna è padroneggiata dal piccolo 9 mm. Oltre al fattore distanza gioca ovviamente quello dell’entità della preda: le peppole, croce e delizia di questa caccia, si trattano con cura e risparmio, le furbissime e robuste cesene meritano e ottengono qualcosa di ben più deciso. Chiudiamo sottolineando come questa forma di venazione sia invisa purtroppo anche a un buon numero di cacciatori, sia con il cane che con la canna rigata: apparteniamo a questi ultimi, ma ci sentiamo di affermare che la poesia di un capanno è di una finezza incredibile, ben difficilmente comprensibile da chi non l’abbia mai provata.

Prove di tiro

Abbiamo impiegato bersagli UIT da PA e tiro celere di PGC: i cerchi misurano rispettivamente 4,5 cm per la mouche, 10 cm per il “10”, 18 cm per il “9” e 26 cm per l’”8”. Abbiamo sparato sul rovescio bianco con una macchia nera centrale per riferimento di punteria, ma presentiamo i bersagli dalla parte nera dove meglio si possono osservare i fori dei piccoli pallini n. 10 da 1,9 mm; a volte è visibile il foro creato dalla borra. Notiamo subito come a 12 metri la Anschütz tenda a chiudere maggiormente le rosate, quindi garantisca una maggiore lesività con maggior numero di pallini sulla preda a prezzo di una mira più accurata. Evidente come questa distanza di 12 m sia quella con certe possibilità di riuscita mentre ai 20 m l’aleatorietà sia di casa e Beretta, comunque consenta un risultato migliore. In definitiva possiamo definire i 16 m quale gittata massima utile per non sprecare il colpo e, soprattutto, per non ferire il selvatico.

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Fiocchi Performance HP 34: equilibrio e sostanza

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Fiocchi Performance HP 34Dopo una prova in pedana della cartuccia Fiocchi appartenente alla recente serie Performance HP con 37 g di pallini abbiamo impiegato in una giornata di caccia presso la AAV di Arborio una seconda versione di queste cariche che si distinguono per le caratteristiche di vertice: la Performance HP 34. La sigla HP aggiunta alla parola Performance sta a evidenziare le alte prestazioni che l’azienda ha voluto conferire a questa classe di prodotto anche nella grammatura intermedia come i 34 g, decisamente vantaggiosi per l’impiego venatorio su fagiani e pernici sotto ferma del cane cui l’abbiamo destinata.

La confezione da 25 pezzi in solida scatola di cartoncino è caratterizzata dallo scenario naturalistico in bianco e nero di particolare eleganza, dalle scritte chiare e ben leggibili anche da chi abbia problemi di vista, dal riquadro rosso con il calibro, richiamando la giusta e doverosa attenzione su questo determinante particolare. Cartucce da caccia Fiocchi Performance

A seguire si notano la lunghezza del bossolo negli usuali 70 mm, i 16 mm di altezza del fondello in ottone, il peso della carica e il tipo di borra adottato PL C* con caratteristiche ottimali di tenuta dei gas e protezione dei pallini evitando lo strisciamento in canna e la loro deformazione fornendo così una maggiore gittata utile mantenendo la rosata compatta anche a notevole distanza. La grammatura intermedia scelta per tale cartuccia, i 34 g sono inferiori ai 36 della classica carica piena del calibro 12/70, consente maggiore velocità favorendo il tiratore con un rinculo contenuto. Munizioni Fiocchi Performance HP34

Sul fondello in ottone, attorno alla sede dell’innesco, è riportata la scritta aziendale, la doppia indicazione del calibro e Italy, giusto per ricordare la provenienza del prodotto; sul tubo in materiale sintetico di un bel colore verdone spiccano le microstriature longitudinali che impediscono l’incollamento alle pareti della camera di cartuccia facilitando così l’estrazione. La chiusura è la classica a sei pliche impresse a caldo. Fra le doverose raccomandazioni per la sicurezza spicca la prescrizione di impiego in fucili con il doppio marchio del Banco Nazionale di Prova (**BNP oppure CIP S), che abbiano quindi superato la prova forzata di 1320 bar.

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Purdey calibro 12/67: carica leggera da 1 oz.

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La mania dei cartuccioni è sempre stata una prerogativa italiana, ma non tutti i cacciatori italiani la pensano allo stesso modo, o almeno in molti operano un discernimento fra le diverse situazioni e affidano oggi alla carica pesante i compiti di lunghi tiri agli acquatici e domani si presentano a una battuta con il cane da ferma o a un drive all’inglese curati di tutto punto nello spirito, nell’abbigliamento, nel fucile e, da ultimo ma non ultimo, nelle cartucce. Gli inglesi si sono sempre distinti per una sobrietà a volte snobistica, a volte cocciuta, ma sempre elegante perché certe loro scelte sono il prodotto di tutta una serie di valenze dove nessuna primeggia sulle altre, ma tutte concorrono a renderne l’applicazione sul campo un qualcosa di estremamente funzionale. Ovvio come tali peculiarità diano il loro massimo quando si rimanga in un ambito come dire… molto British dove sono banditi gli eccessi di ogni genere e dove la classe e la misura sono il metro di giudizio degli astanti. Ora non è che si vada a caccia per raccogliere i pareri di chi ci sta attorno, ma osservare il galateo specifico è sempre un buon  mezzo per venire apprezzati e magari godere di qualche benevolenza venatoria che non guasta di certo.

Tutto questo prologo per illustrare le cartucce che la Purdey mette a disposizione, grazie all’importazione della Paganini di Torino, anche agli italici cultori della misura intesa quale virtuoso star nel mezzo fra due estremi. Sulle cariche delle cartucce a pallini si sono spesi fiumi di inchiostro, sovente per riconfermare quanto nella terra di Albione era stato codificato da decenni e anche più. Per il calibro 12 oramai è standardizzata la camera da 76 mm anche se poi si usano correntemente cartucce da 70 mm: qui si è ancora legati alla camera da 65/67 mm e leggiamo sulla bella scatola in cartoncino verde scurissimo le prescrizioni anche il lingua francese per cui le cartucce contenute sono impiegabili in quei tantissimi fucili che ancora vivono oltre Manica e in giro per il mondo e sono così camerati. Si prescrive di non impiegare fucili dal cattivo funzionamento e di attendere almeno 30 secondi in caso di mancato fuoco prima di aprire l’arma, indirizzata opportunamente dove non vi siano pericoli per uno sparo accidentale. 

La cartuccia è adeguata in ogni particolare allo stile cui si richiama quindi si tocca con piacere un bossolo in bel cartone rosso con scritte brune dove marca, entità della carica, numerazione dei pallini sono ben leggibili; una concessione al divenire delle cose è la chiusura stellare a sei pliche con orlo a becco di civetta, una “modernità” che ci richiama alle belle cartucce da piattello degli Anni 60 caricate da Oderda di Ceva (CN) con la polvere Cooppal. Il peso dei pallini, qui del n. 7 quindi da 2,4 mm, si attesta sulla mitica oncia, i nostri 28 g, che a onor del vero è la carica naturale del calibro 16 e da un po’ di tempo quella da piattello per le categorie subalterne.

La borra non la si vede, ma solo leggere com’essa sia in feltro ci fa assaporare un qualcosa che rischia di finire nel dimenticatoio: è vero che non ha la funzione protettiva della colonna di piombi che strusciano così sull’interno della canna, ma è pur vero come stipare 28 g in luogo dei 36 costringa meno le piccole sfere a schiacciarsi deformandosi e guastando un poco la rosata; parimenti lo sfruttamento dell’elasticità del feltro attutisce il colpo d’ariete con i vantaggi che oramai tutti conoscono. 

Insomma queste cariche di Purdey fanno sicuramente un figurone dal punto di vista estetico e storico conquistando insieme il gradimento del tiratore che saprà comportarsi di conseguenza con gli ingaggi dei selvatici: si ha il favore della velocità di uscita della carica, un’apprezzabile prerogativa, e del rinculo quasi inavvertibile: anche dopo tanti, tantissimi colpi non si ha la spalla indolenzita e lo zigomo paonazzo: cose che farebbero esclamare a ragione oh my God!

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Fiocchi presenta la nuova linea Carabina Caccia

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Nuova linea di munizioni da caccia Fiocchi
Lecco (BG), 7 Dicembre 2017 . Presentazione nuova linea di munizioni da caccia Fiocchi presso l’azienda FIOCCHI. Nella foto: il packaging delle nuove cartucce.

È stata presentata ufficialmente ieri, nel quartier generale di Via Santa Barbara, ed è già disponibile sugli scaffali delle armerie di tutta Italia. La nuova linea Carabina Caccia di Fiocchi Munizioni è la carta vincente che l’azienda di Lecco si gioca per chiudere al meglio il 2017 e ripartire con slancio nel 2018.

I calibri che compongono la linea sono sette: •222 Remington •223 Remington •243 Winchester •270 Winchester •308 Winchester •30-06 Springfield •300 Winchester Magnum

La gamma delle nuove munizioni Fiocchi
La gamma delle nuove munizioni Fiocchi

L’identità della linea è data dal rinnovo del packaging, con l’abbinamento di ciascun calibro a uno specifico animale e l’utilizzo di una gamma di colori diversi per indicare le varie tipologie di palla: EPN, Freccia Nera, HPBT e Soft Point. “È una linea su cui abbiamo investito e continueremo ad investire molto, ne siamo decisamente orgogliosi e ci aspettiamo grandi risultati,” ha dichiarato il Presidente Stefano Fiocchi ad introduzione della presentazione. “La nostra intenzione è di ampliare la gamma il più possibile, producendo al nostro interno tutti i componenti dedicati.

Costantino Fiocchi spiega le nuove cartucce
Lecco (BG), 7 Dicembre 2017 . Presentazione nuova linea di munizioni da caccia Fiocchi presso l’azienda FIOCCHI. Nella foto: Costantino Fiocchi spiega le nuove cartucce.

In quest’ottica l’azienda sta facendo un grande sforzo nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti, come ad esempio palle monolitiche di nuova generazione”, ha aggiunto Costantino Fiocchi, Direttore Tecnico di Fiocchi Munizioni. “Diversamente da quanto accadeva prima, quando importavamo dalla nostra consociata Americana, oggi il caricamento di queste cartucce è interamente fatto a Lecco.

Costantino Fiocchi e Marzio Maccaccaro con le nuove cartucce
Lecco (BG), 7 Dicembre 2017 . Presentazione nuova linea di munizioni da caccia Fiocchi presso l’azienda FIOCCHI. Nella foto: Costantino Fiocchi e Marzio Maccaccaro con le nuove cartucce.

Così facendo possiamo garantire una continuità dell’offerta ed una maggiore rispondenza alle esigenze del mercato europeo,” ha concluso Marzio Maccacaro, Direttore Commerciale.

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La gamma di cartucce cal. 9 Luger di Fiocchi arriva anche in Italia

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Le nuove cartucce Fiocchi Munizioni in calibro 9 Luger complete di packaging.

Fiocchi Munizioni commercializzerà anche sul mercato italiano la propria gamma di cartucce in calibro 9 Luger, in considerazione della ormai assodata e continuativa presenza sul mercato di munizioni di produttori internazionali in questo calibro con proiettile di tipo FMJ. La gamma di munizioni Fiocchi in calibro 9 Luger è distribuita da anni sui mercati esteri, dove si è affermata come un riferimento del settore per precisione ed affidabilità in tutti gli impieghi.

In Italia, verrà commercializzata tramite le Armerie e le sezioni del Tiro a Segno Nazionale, per tutti gli usi consentiti, nelle line Classic e Black Mamba (con palla full metal jacket), TER e SN100 (con palla SJSn semi camiciata con nucleo in stagno).
La linea Fiocchi Munizioni Classic è ormai un’istituzione del settore, declinata in un’ampia offerta di caricamenti e geometrie di palla. Qualità e prestazioni eccellenti sono la conseguenza dell’alta tecnologia applicata a tutte le fasi del processo produttivo e sono garantite da un eccezionale insieme di competenza, impegno e passione espresso da tutti gli operatori.

La linea Black Mamba è caratterizzata da precisione ed aggressività, caratteri distintivi della palla blindata Fiocchi “Black Mamba” con geometria tronco conica. Una palla leggera, dotata di uno speciale trattamento superficiale per ottimizzare la scorrevolezza in canna, che raggiunge importanti velocità e pertanto un’elevata energia cinetica sul bersaglio.

TER (Total Encapsulated Reverse) è una munizione con palla dal comportamento telescopico all’impatto. Pur completamente camiciata, assicura alta deformazione, caratteristica per cui non può definirsi blindata.

La linea SN100 è invece contraddistinta dalla palla semi-camiciata a punta morbida con nucleo di stagno, studiata per evitare rimbalzi anomali sui parapalle balistici, sui quali la palla si frantuma garantendo la massima sicurezza.

La gamma Fiocchi Munizioni in calibro 9 Luger verrà distribuita sul territorio nazionale a partire da Gennaio 2018.

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Fiocchi Performance HP calibro 28/70: la classicità

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La confezione delle cartucce Fiocchi Performance HP vede una solida scatola in cartoncino con scena venatoria in bianco e nero e scritte con sfondi differenziati, lucidi o opachi, per meglio evidenziare la notazione
La confezione delle cartucce Fiocchi Performance HP vede una solida scatola in cartoncino con scena venatoria in bianco e nero e scritte con sfondi differenziati, lucidi o opachi, per meglio evidenziare la notazione

Fiocchi Performance HP – Rovistando nelle vecchie cose della caccia il calibro 28/70 è per noi una costante a partire dagli inizi della passione a metà degli Anni 50 con una bella doppiettina belga a cani esterni così camerata con cui un fervido cultore del capanno ci aveva iniziati a questa caccia tanto affascinante. Avevamo all’epoca i due estremi rappresentati dal parallelo del nonno, un Sauer del 12, e un monocanna Beretta in 9 Flobért quindi il 28 si inseriva in un giusto mezzo e a noi, digiuni di balistica, mostrava quanto fosse adeguato in quei tiri a medio breve distanza sui rami di buttata.

Con l’avanzare dell’età, il primo Maestro lasciò la cattedra al mitico Costantino, bresciano trapiantato nel torinese, con un’arte sopraffina anche nell’allevamento dei richiami, allora permessi. Le frequentazioni al capanno divennero un impegno fisso e acquistammo un monocanna di tale calibro presto sostituito da un sovrapposto, le due canne erano una soluzione di ben diversa caratura, e quel 28 è rimasto in rastrelliera come in un armadio rimane quella vecchia borsa in cui abbiamo rovistato e da cui saltano ancora fuori il falcetto Marietti, gli appendini in cordoncino ritorto o in plastica, la passerera, incredibile attrezzo formato da tanti spezzoni di camera d’aria da bicicletta chiusi al fondo da un blocco a vite e in testa da tanti fischietti di ottone: l’arte stava nel muovere il polso, in modo da non stancare l’avambraccio, e far emettere un concerto di pigolii a cui molti uccelletti, passeri innanzitutto, credevano con fiducia e curiosità; ci sono ancora alcune cartucce caricate da un armiere di Provaglio di Iseo con pallini dell’11 e del 12 che qui non erano adottati da alcuno.

Fiocchi Performance HP - La lucida grafia del nome aziendale e del logo GFL sono sovrastate dalle caratteristiche tecniche delle cartucce contenute: calibro 28, bossolo da 70 mm, fondello da 16 mm, 24 g la carica di pallini, PLC* la borra contenitore ammortizzante
La lucida grafia del nome aziendale e del logo GFL sono sovrastate dalle caratteristiche tecniche delle cartucce contenute: calibro 28, bossolo da 70 mm, fondello da 16 mm, 24 g la carica di pallini, PLC* la borra contenitore ammortizzante

Il perché di tutto questo preambolo sta nella produzione attuale di cartucce per questo calibro il cui impiego si è felicemente esteso dall’originaria insidia a fermo agli uccelletti alla più classica delle caccie vaganti: quella con il cane. Ci pare che si debba esser grati all’inventiva statunitense se anche da noi l’uso dei piccoli calibri, in particolare il 28 e il .410 Mag., si è diffuso toccando ogni genere di caccia: va da sé che solo certuni possano affermare di ottenere successi anche sulle oche a cui mirano alla testa con pallini non grossi così da infittire la rosata (bravi, anzi bravissimi) con esiti che non esitiamo a definire mirabolanti, mentre i più si accontentano di esiti favorevoli, e ripetuti in percentuali elevate, sulla stanziale.

Fiocchi Performance HP - Il fondello da 16 mm in ottone e il tubo rosso in sintetico microstriato fanno da base alle diverse diciture sempre ben leggibili: anche il colore è funzionale specie
Il fondello da 16 mm in ottone e il tubo rosso in sintetico microstriato fanno da base alle diverse diciture sempre ben leggibili: anche il colore è funzionale specie

La Fiocchi Performance HP

Abbiamo avuto agio di provare questa recente cartuccia della Casa di Lecco sia in un sovrapposto Beretta Mod. 690 Field I che in un Benelli Ethos camerato per il 28 Magnum e in cui abbiamo alternato le Fiocchi 28/76 con queste: il salto di grammatura è marcato passando dai 33 g ai 24 g (- 27,3%), ma ha giocato favorevolmente la sezione dei pallini che passa dal 7 al 5 della numerazione inglese quindi da 2,5 a 2,9 mm. Nel semiauto, dotato oltretutto del calciolo ad assorbimento di energia, il rinculo era già inavvertibile con le Magnum per cui con queste è davvero un piacere sparare anche per un ragazzino. Nell’AFV di Arborio, ma ugualmente con il sovrapposto da 2.800 g si passeggia in scioltezza: merito dell’equilibrio della polvere che assicura una notevole accelerazione senza imporre picchi pressori fastidiosi, e della borra contenitore PLC* con pistone ammortizzante per mantenere integri i pallini nel percorso di canna, evitando strisciamenti sulle pareti o schiacciamenti dallo stato di quiete all’avvio.

Fiocchi Performance HP
La nostra vetusta attrezzatura da ventottista per il capanno: il sovrapposto ci era stato allestito dagli amici Oderda di Ceva (CN) nel 1970 (costo 65.000 lire). Con il padre Bartolomeo collaboravano, in misura ridotta per l’età, il figlio minore Ivo e, a pieno titolo anche come incisore, quello maggiore Carlo che di lì a non molto si trasferirà in Fiocchi dove ricoprirà fino alla pensione il ruolo di responsabile del caricamento per canne lisce. La scatola quadra in cartone bigio era quella usata dalla Fiocchi per fornire i bossoli innescati agli armieri: a noi era arrivata da Provaglio d’Iseo piena di cariche con i pallini dell’11 e del 12 che si notano in esterno (paragonate a una Fiocchi HP calibro 12/70) e negli scomparti della borsa che merita un cenno a sé. Dismessa per questioni di moda da nostra Madre, era stata requisita a costo zero, fattore all’epoca non trascurabile. Negli scomparti interni si notano appunto le due serie di cartucce e da quello con cerniera saltano fuori il falcetto della Marietti e una matassina di corda utili per sistemare la mimetizzazione del capanno, poi gli appendini, uno classico in cordonetto e uno moderno per allora, in plastica verde

Gli esiti sono stati più che favorevoli, anche a congrue distanze fra i 25 e i 30 m dove i pallini del 5, puntualmente presenti nella sagoma del selvatico, consentono abbattimenti istantanei come verificato su grossi fagiani, pernici chuckar e anche una minilepre che ci aveva rubato la prima canna, ma a cui son stati fatali i 24 g del 5 indirizzati con la seconda. Un’ottima scelta, per concludere, queste HP Performance che lavorano a perfezione con la grammatura più classica di questo calibro che ci appare sempre più appassionante.

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Fiocchi Performance Magnum calibro 28/76: l’innovazione

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La confezione da 25 pezzi in scatola di cartoncino riporta una raffinata scena di ambiente boschivo in bianco nero e insieme il logo aziendale e la qualifica Performance Magnum relativa a tale cartuccia
La confezione da 25 pezzi in scatola di cartoncino riporta una raffinata scena di ambiente boschivo in bianco nero e insieme il logo aziendale e la qualifica Performance Magnum relativa a tale cartuccia

Conseguente all’immissione sul mercato del semiautomatico Benelli Raffaello Ethos camerato per la cartuccia 28 Magnum la Fiocchi di Lecco ha presentato la sua cartuccia inserendola nell’ambito chiamato Performance Magnum. La confezione in scatola di cartone con una scena di caccia a sfondo in bianco nero e scritte dorate e lucide cattura l’attenzione: su una bindellina orizzontale sono riportate le misure che caratterizzano questa cartuccia iniziando dal calibro 28 per proseguire con la lunghezza del bossolo pari a 76 mm, quella del fondello di 16 mm, i 33 g che formano la carica di pallini e la dicitura PLC* riguardante la borra contenitore in sintetico. Tutti questi dati vengono riportati su più facce del contenitore, solo la numerazione de pallini appare unicamente sulla faccia superiore, quella che funge da coperchio troviamo un semplice riquadro bianco su cui risalta la scritta 7 (ø 2,5 mm). Sul retro, oltre alle scritte stampate riguardanti la sicurezza nel maneggio e la prescrizione di impiego solo in fucili che abbiano superato al BNP la prova dei 1320 bar, è ancora applicata un’etichetta che riporta un codice a barre insieme alle caratteristiche salienti già citate per terminare con il prezzo di vendita di 16,75 € per la 25 cartucce contenute.

L’aspetto del prodotto è, come sempre, molto curato: si osservano il fondello in ottone con la tasca per l’innesco, ovviamente del tipo magnum, il tubo in plastica rossa con microstriature longitudinali e la termochiusura a sei pliche. Le scritte in eleganti caratteri ben dimensionati riportano il nome del produttore, la parola Magnum, il calibro 28, un riquadro evidenziatore con la numerazione dei pallini, la grammatura della carica e la dicitura “Max. 1050 BAR”; il profilo di un’anitra in volo completa questa elencazione.

In bella evidenza il logo e il nome Fiocchi sopra a cui si leggono: calibro 28, bossolo da 76 mm, fondello da 16 mm, 33 g di carica, borra PLC*
In bella evidenza il logo e il nome Fiocchi sopra a cui si leggono: calibro 28, bossolo da 76 mm, fondello da 16 mm, 33 g di carica, borra PLC*

La prova sul campo è stata affidata a una mattinata di caccia presso l’AFV di Arborio: da Fiocchi tutto quel che ci si aspetta arriva puntualmente quindi abbiamo una cartuccia che definiremmo estremamente fluida e performante, piacevole da sparare, senza picchi pressori e di rinculo fastidiosi, con una micidialità che lascia stupiti quando si pensa che si sta adoperando un 28 che, seppur magnum, sempre tale è.

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Baschieri & Pellagri: la cartuccia Extra Magnum per il 12/89

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baschieri & pellagri
La confezione in cartoncino rigido è molto accurata e le diciture di facile lettura e chiaro significato

Baschieri & Pellagri – Consideriamo questa cartuccia Extra Magnum 63 un prodotto di nicchia visto che in Italia il calibro 12/89 non è certo diffuso quanto il classico 12/70 o l’incalzante 12/76: può essere una soluzione specifica per quelle caccie dove la mole della preda e la distanza a cui solitamente le si spara richiedono un braccio operativo di maggior lunghezza e una cessione di energia più cospicua e risolutiva. Prendere in esame questa gagliarda cartuccia viene a proposito insieme all’esame del Benelli Super Black Eagle 3, presentato di recente dalla Casa di Urbino e che mostriamo in altro spazio della rivista.

L’esame della cartuccia da caccia parte dalla confezione in elegante scatola di cartoncino con fondo color oro e inserimenti di rigature e bande verde oliva: sul fronte campeggia la sigla B&P a cui segue, in bel corsivo, la duplice scritta Extra Magnum 63 ripetuta in bianco e, poco sotto, decisamente maggiorata nel verde suddetto. Al bordo superiore una striscia ancora in verde riporta in oro le diciture gauge 12 – altezza 89 mm – lenght 3½” – G 63 – oz. 2¼ con un misto di inglese e italiano, comunque comprensibile a tutti. Aperto il coperchietto appare su una delle due alette interne di chiusura la dicitura con la sede dell’azienda i numeri telefonici e del fax, più il collegamento a internet. Sul retro si ripetono le diciture viste sul fronte mentre nei due fianchi più corti si aggiunge la scritta Gordon System, riferita alla costruzione del bossolo che molti ricorderanno come novità di parecchi anni addietro relativa a questa azienda. Ancora su uno dei  fianchetti  appare un riquadro bianco su cui viene riportato il numero dei pallini adottati: col tempo la scritta tende a svanire. Sul fondo della scatola sono leggibili le prescrizioni di sicurezza fra cui ben evidente quella relativa all’impiego di tali cariche solo in fucili dotati della giusta cameratura e che abbiano superato la prova di 1370 bar.

baschieri e pellagri
Una scatola appena aperta mostra il contenuto di dieci cartucce regolarmente inserite nel vano

Le dieci cartucce contenute esibiscono una fattura esente da qualsiasi pecca e un intento puntiglioso di porre a disposizione del cacciatore tutti i dati utili con grafia facilmente leggibile anche in non perfette condizioni di luce e con vista non proprio da falco.

Osserviamo quindi le cartucce caricate con polvere molto progressiva, innesco a doppia forza, borra contenitore ammortizzante e pallini nichelati: il famoso Gordon System ha come prerogativa di mostrare una corona circolare del materiale sintetico con cui il bossolo viene formato, comprensiva della sede dell’innesco e su cui viene riportato il logo aziendale: il fondello ottonato, con i suoi 18 mm di altezza, calza su tale entità e la racchiude conferendole la giusta resistenza allo sforzo. Il tubo riporta delle minuscole striature verticali che facilitano lo scollamento dalla camera e quindi l’estrazione. Le scritte in oro sul fondo verdone indicano la B&P sotto alla dicitura Extra Magnum 63, a seguire 3½” e 89 mm, in due distinti riquadri ancora G 63 e N° 2, riferito naturalmente ai pallini contenuti; c’è poi la dicitura Max 1050 BAR per tener desta l’attenzione sul valore della pressione sviluppata.

cartucce da caccia baschieri e pellagri
Poste affiancate ecco le tra cartucce calibro 12 con lunghezza decrescente da sinistra a destra: la supermagnum con bossolo da 89 mm, la magnum da 76 mm e la normale da 70 mm. In peso di pallini valgono 63 g, 50 g e 36 g

Anche se il colore verdone del bossolo rende un poco difficoltosa la ricerca dei bossoli finiti sul terreno erbaceo, lo stile e l’eleganza fanno premio e a noi piacciono proprio così. Quanto alle prestazioni nulla da eccepire: specie per chi, come noi, non è uso all’impiego di queste cariche fa un certo effetto osservare i mirabolanti esiti sulla selvaggina.

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Tutte le novità presentate da Fiocchi Munizioni all’Hunting Show Sud

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Fiocchi MunizioniLo stand 15 del Padiglione 2 dell’Hunting Show Sud di Marcianise (Caserta) ospiterà tutte le novità di Fiocchi Munizioni, un’azienda sempre molto apprezzata nel corso delle fiere venatorie. Che cosa riserverà ai visitatori la celebre compagnia di Lecco? Anzitutto, bisogna sottolineare come questo marchio fornirà tutte le cartucce che poi saranno usate nelle otto linee di tiro predisposte per sparare con i migliori fucili in assoluto.

Uno dei prodotti che caratterizzano la qualità di Fiocchi è senza dubbio la confezione di cartucce HP in calibro 28. Queste cartucce sono ben note ai cacciatori per le prestazioni eccezionali che assicurano. Inoltre, con esse è possibile praticare qualsiasi tipo di attività venatoria, dal capanno alla caccia tipica alpina, senza dimenticare il cinghiale e la beccaccia. Le HP sono disponibili per i calibri 20 e 28 e in questo secondo dato i dettagli tecnici sono molto interessanti.

In particolare, oltre al colore rosso vale la pena ricordare i 24 grammi di peso, i 400 metri al secondo che vengono raggiunti per quel che riguarda la velocità e gli 830 bar di pressione. In aggiunta, queste munizioni della Fiocchi sono caratterizzate dalla chiusura stellare a sei petali. Manca soltanto un giorno all’Expo che si svolgerà in Campania e il gruppo lombardo è pronto nuovamente a stupire tutti gli appassionati.

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Munizioni da caccia. Novità in casa Hasler

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munizioni monolitiche Hasler
Hunting, Ariete e Round Nose sono le tre linee con cui la Hasler fa il suo esordio nel mondo delle munizioni

Le palle monolitiche Hasler in lega di rame puro costituiscono ormai un punto di riferimento per i cacciatori e i tiratori sportivi con carabina. La palla nasce da un progetto di Giuseppe De Pasquale, pluricampione italiano e pluriprimatista nei campionati italiani ordinanza, ex ordinanza 300 metri, production e 22lr 100 metri. Il marchio, tutto made in Italy, propone 4 linee di ogive. Due le linee per il tiro, la Hasler Sport e la Hasler Long Range e due le linee per la caccia, la Hasler Hunting e la Hasler Hunting Ariete. Quest’ultima si differenzia dalla Hunting per un foro a doppia sezione con l’intento di ottimizzare l’effetto terminale.

Gli eccellenti risultati ottenuti in questi anni, sia nel tiro che a caccia, in termini di precisione ed effetto terminale, sono frutto della qualità della lega di rame utilizzata, oltre che dell’espediente tecnico di utilizzare un’ogiva sottocalibrata, provvista di anelli dalla sezione circolare e semicircolare con un basso coefficiente di attrito tra il proiettile e la canna del fucile. 

munizioni monolitiche Hasler
Dopo il successo delle ogive in rame, la casa di Lecco propone una gamma di munizioni per i cacciatori non interessati alla ricarica

In anteprima al Caccia Village di Bastia Umbra la Hasler propone, come novità per i cacciatori non interessati alla ricarica, una gamma di munizioni. Le linee Ariete e Hunting prevedono al momento soltanto 4 calibri (308W, 30.06, 7 mm RM e 300 WM). Molto interessante anche la linea proposta per la caccia al cinghiale in battuta con una palla Round Nose, esclusivamente nei calibri più utilizzati dai cinghialai italiani (308 W e 30.06). Aspettiamo di testare le munizioni sul terreno di caccia fiduciosi del risultato.

munizioni da caccia Hasler
La munizione Round Nose proposta per la caccia al cinghiale in battuta nei calibri 308W e 30.06

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Browning Ammunition in .300 Win. Mag. con palla BXC da 185 grs

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La serie intera di cartucce dove gli inneschi in ottone spiccano sul nichelato dei bossoli: superfluo sottolineare la correttissima fattura di ogni pezzo

Insieme al fucile rigato Browning X-Bolt Long Range, di cui tracciamo un ampio profilo su altre pagine della rivista, abbiamo potuto provare anche due nuove cartucce che la Casa statunitense ha da poco allestito e che abbiamo osservato per la prima volta alla HIT di Vicenza dello scorso febbraio. Grazie alla cortesia di Frédéric Colombié di BWMI, la filiale italiana della marca, abbiamo ricevuto in prova le due cariche e precisiamo come siano differenti i tipi di proiettile: uno più leggero e caratterizzato da una rapida espansione, l’altro più pesante con mantellatura più dura. Osserviamo quest’ultima proposta limitandoci, per il momento, a un esame balistico in poligono, sperando che non manchi l’occasione prossima per un saggio sul selvatico.

La confezione

Se i responsabili della presentazione del prodotto desideravano colpire l’immaginazione del cliente ci sono riusciti appieno: i colori settembrini dal marrone al giallo dorato della parte naturalistica si pongono in gradevole contrasto con il fondo e le scritte in nero dove sono riportati i dati statutari con marchio di fabbrica, peso e tipologia della palla; unica scritta in bianco risulta essere quella del calibro. Il cacciatore apprezzerà la finezza estetica della nuvoletta di condensa del fiato del cervo qui rappresentato nel momento del bramito, quindi nel periodo autunnale quando la temperatura è già calata notevolmente: la scena è resa talmente bene che ci si aspetta, da un momento all’altro, di udire quel suono possente e rauco che fa vibrare i precordi di chi lo ascolta. Magari in un prossimo futuro e con la tecnologia moderna chissà che non si unisca alla vista anche il sonoro.

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Oltre ai dati di cui già si è presa visione, sul coperchietto laterale della scatola sono indicate le prede di elezione di questa palla: l’elk o wapiti, l’alce, il cervo mulo, l’orso, il cinghiale. Tutta robetta leggera e con poca vitalità… O no?!?

Le caratteristiche

Bando alle fantasie e caliamoci nella realtà: sul retro della confezione appaiono dati e immagini di una straordinaria precisione per fornire al cacciatore non solo i dati balistici della traiettoria, ma insieme una schematizzazione del lavoro e del rendimento della palla denominata BXC a espansione controllata. Innanzitutto il peso standard di 180 grs viene leggermente maggiorato a 185 grs, un’inezia se vogliamo, ma utile a perfezionare lo scopo che è quello di una più consistente traslazione di energia a una maggiore distanza. La palla è del tipo bonded quindi con nucleo saldato alla mantellatura per un ritegno quasi totale della massa iniziale anche attraversando un corpo di notevole spessore e consistenza. Il profilo di palla presenta una chiusura acuta verso l’apice dove viene inserita la punta in alluminio anodizzato, con forti capacità di penetrazione attraverso la pelle e le ossa del selvatico. La struttura generale del proiettile assicura un affungamento con circa il raddoppio della sezione originaria per un deciso attraversamento dell’animale e una cessione di energia ripartita e prolungata lungo tutta la traiettoria interna: molto probabile la fuoriuscita della palla con ampia ferita ed emissione ematica, sempre utile se si dovesse seguire l’allontanamento della preda con il cane da traccia. La traiettoria non è da meno: lo specchietto, anche se calcolato in misure anglosassoni, indica le due possibilità di azzeramento dell’arma con le 100 e le 200 yds: chiaro come in vista di tiri a breve distanza, si pensi al cinghiale in braccata, la taratura a 100 sia di tutto vantaggio mentre, se si insidia il cervo verrà comoda e pratica quella a 200 grazie a cui avremo a 100 yds un innalzamento del punto battuto pari ai canonici 4 cm (1.6”) e una caduta a 300 yds pari a 18,2 cm (7.2”).

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Oltre al pratico specchietto della traiettoria e dell’energia troviamo interessante il grafico che illustra, in parallelo, l’andamento dell’espansione nell’attraversamento del selvatico della palla BXC a confronto con una convenzionale

La prova di tiro condotta presso il poligono di Carrù, per cui ringraziamo Giorgio Rosso e Kevin Ballauri, ha espresso una notevole precisione e una gradita costanza, insieme a una reazione allo sparo, leggasi rinculo, molto attenuata con benefici effetti sulla concentrazione del tiratore e sul rilevamento del fucile: a tutto vantaggio di un eventuale riarmo per doppiare il colpo. Una prova a caccia confermerà di certo tutte le premesse e le promesse di questa apprezzabile cartuccia.

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La cartuccia Remington .260

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Sul bancone di tiro del poligono di Carrù la confezione originale del .260 Rem. e sullo sfondo il Magpul 5R impiegato per la prova

L’indovinato bossolo della cartuccia militare 7,62×51 Nato non poteva stare solo in divisa e già dopo pochissimo tempo dalla sua presentazione nei primi Anni 50 si aveva la versione civile ad opera della Winchester e, poco dopo, quella ristretta a 6 mm: il .308 Win. e il .243 Win. erano state soluzioni vincenti quanto a precisione intrinseca e ad un ampio ventaglio di opportunità venatorie. Su questa base formidabile che ha parentele indietro nel tempo come la 7,65×53 Mauser o la nostra non dimenticata 7,35×51 Ord.It. si sono via via allestite cariche con la sola variazione del diametro del colletto: non solo Winchester si è dedicata all’opera, ma ugualmente la Remington a cui spetta probabilmente la palma di civilizzatrice di tante cartucce wildcat o il processo di naturale ampliamento su basi conosciute e assodate. Tornando al bossolo del .308 Win., visto l’ambito in cui ci si muove usiamo la denominazione propria del mercato civile, la Casa di Ilion ha presentato nel 1980 un 7 mm denominato 7 mm 08 sulle prime dedicato specificatamente al tiro alle sagome metalliche, specialità che da noi non ha ancora possibilità di pratica, ma dove sussiste offre agli appassionati un divertimento entusiasmante: la carica di media intensità ricorda la mamma di tutte le cartucce moderne, guarda caso uscita da quella fucina di progetti ben riusciti qual era la Mauser di Oberndorf, la 7×57 ancor oggi ampiamente in uso, pure negli States. Insieme alla 7 mm il salto indietro di 0,5 mm era cosa fatta e la .260 Rem. vede la luce del mercato nel 1997 combinando le caratteristiche della 7 mm e le prerogative di una sezione ridotta nel diametro.

Probabilmente l’insuccesso della .244 Rem. nei confronti della concorrente creata dalla Casa del Pony Express brucia ancora e l’adozione all’epoca di un passo di rigatura lungo rimane una pecca cui s’era poi cercato di rimediare, ma oramai la .243 Win. era stabilmente e felicemente introdotta sul mercato internazionale. Così quando c’è stato da proporre queste nuove cartucce si è curato di abbinarle a una rigatura delle canne con passo corto, mediamente si predilige quello di 1:8,5” per il 7 mm e di 1:9” per il 6,5 mm, adatto a stabilizzare palle discretamente pesanti, quindi con mantenimento dell’energia sulla lunga distanza, grazie anche alla sostanziosa densità sezionale.

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Nei fondelli non si osservano deformazioni a carico degli inneschi, segno di un caricamento non esasperato, e una percussione centrata e costante

Questa recente .260 Rem. somma favorevolmente tali caratteristiche insieme alla lunghezza ridotta, adeguata ad azioni compatte e di notevole rigidità, tant’è che viene camerata sia nei fucili con destinazione venatoria, sia e più ancora in quelli oggi chiamati Tactical e destinati al tiro di precisione su medio lunga distanza. Nel tiro sono preferiti proiettili da 140 grs e Sierra come Hornady soddisfano ampiamente i desideri e le aspettative balistiche degli utilizzatori, mentre nella caccia pare sia preferibile il 120 grs, come ad esempio il Nosler Ballistic Tip, anche perché l’ingaggio di selvatici come capriolo e camoscio, muflone e daino non dovrebbe andar oltre ai canonici 300 m: a tale distanza la palla spinta dalla carica del .260 Rem. assicura una buona tensione di traiettoria e abbondante energia oltre alla precisione intrinseca. Favorevole alla concentrazione nel puntamento e nello scatto il modesto rinculo che ai soggetti sensibili non crea preventive paure, quelle che influenzano la corretta tenuta dell’arma e la regolare pressione sul grilletto.

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La palla Core-Lokt ha un profilo apicale molto rastremato per assicurare buone doti di volo e termina con un tondino di piccolissimo diametro dove si affaccia il piombo interno

La presentazione Remington

La confezione delle cartucce originali è quella classica di Remington con la scatola in robusto cartoncino con i colori verde e giallo oro, le scritte alternate bianche o nere secondo quello su cui si vuole richiamare maggiormente l’attenzione: molto chiare e ben leggibili le diciture che vanno dalla marca al calibro, dalla tipologia di palla al suo peso e, sul retro, le peculiarità tecniche del proiettile con le immagini degli esiti sul selvatico a due diverse distanze di tiro.

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Due cartucce in verticale mostrano la linea nota del bossolo di un .308 Win. ma il diametro del colletto indica la variazione di calibro operata: la dicitura poi sul fondello cerziora il tiratore prima dell’impiego

Le 20 cartucce sono stivate in un comodo alveare bifilare in plastica nera da cui si prelevano senza sforzo con due dita anche restando seduti alla postazione di tiro. Queste cariche impiegate in un Remington Magpul 5R montano un proiettile Core Lokt Ultra da 140 grs: la precisione è valida considerando la palla non certo da tiro; per sondare ancora l’ambito venatorio si è provata una ricarica, specificata nelle immagini e nelle didascalie, con palla Sierra Pro Hunter da 120 grs con risultati ancora più validi e soddisfacenti. Per concludere questa cartuccia nota a pochi fino a qualche tempo addietro, oggi sta raccogliendo un esteso e meritato apprezzamento.

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Federal .308 Win. Power Shok SP 180 gr

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Le munizioni da caccia avute in prova dalla famosa casa americana Federal Ammunition

Federal Ammunition – Con le attuali quotazioni delle cartucce a fuoco centrale per canna rigata chi non ricarica e spara solo a caccia, con qualche rapida puntata in poligono per le verifiche del caso, può sempre fare affidamento sulle linee di primo prezzo specialmente delle aziende statunitensi dove si riescono ancora a unire la quotazione favorevole con una precisione ampiamente bastante per un normale impiego venatorio e funzionali effetti di balistica terminale. E’ quanto abbiamo verificato a favore di chi si trova in tale situazione e specificatamente abbiamo scelto una cartuccia di buon livello, naturalmente, ma compresa nella serie che per la Federal rientra nella fascia del suo primo prezzo.

Nel calibro .308 Win. si trova un’ampia scelta, anche se presso le armerie si cerca di limitare opportunamente il magazzino offrendo quelle cariche che i cacciatori hanno selezionato come maggiormente funzionali.

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Federal Ammunition – Due gli alveari in plastica contenuti della confezione: sono provvisti di aperture passanti alle estremità per venire utilizzati direttamente infilandovi la cintura: soluzione minimale, ma a molti può far comodo

Federal .308 Win. – Caratteristiche

La palla più usata nel calibro rimane la 150 gr seguita dalla 168 gr, ma dovendo impiegare il binomio arma cartuccia sul daino ci siamo spinti un po’ oltre salendo ad una 180 gr dando fiducia alla palla SP, normalissima, sperimentata e affidabile. Dal solco zigrinato per la crimpatura parte la curva con diminuzione del raggio verso l’ogiva: questa si presenta con la punta di minima superficie in piombo scoperto.

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Federal Ammunition – Una cartuccia ripresa da vicino per mostrare la qualità decisamente elevata della fattura del bossolo e della palla

Federal .308 Win. – La nostra prova

In poligono abbiamo potuto verificare come la precisione risulti elevata con rosate in arma da caccia pari a 0,75-0,80 MOA (22-24 mm), la traiettoria è ampiamente sufficiente con taratura a 100 m e caduta a 200 pari a una dozzina di cm, decisamente maggiore a 300 m dove si riscontrano circa 48 cm di abbassamento; naturalmente un azzeramento a 200 m porterebbe un’elevazione a 100 m di circa 5 cm riducendo di almeno 10 cm la caduta a 300 m, ma non l’abbiamo considerata confacente alle esigenze del nostro futuro impiego venatorio.

Munizioni da caccia Federal Ammunition
I fondelli delle cartucce contenute negli alveari mostrano gli inneschi protetti contro l’umidità da una vernice azzurra

L’aspetto esteriore dei bossoli fa rimarcare l’impiego di un ottone di qualità elevata con lavorazioni accurate che li rendono utilizzabili per più di una ricarica: e se non si appartiene al novero dei ricaricatori nella cerchia degli amici qualcuno ci sarà di sicuro e l’omaggio sarà ben gradito.

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La cartuccia 7x65R Hirtenberger

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Un drilling Merkel del ’71 con la canna rigata predisposta per il 7x65R: la lunghezza di 65 cm consente di spremere qualcosa in più di velocità con favorevoli effetti terminali

Hirtenberger 7x65R – Un pò di storia.

La Casa austriaca Hirtenberger nasce nel 1860 quando l’avancarica a percussione viene affiancata dalle prime munizioni a retrocarica per il sistema ad ago, reso celebre dal fucile Dreyse, e poco dopo dominerà la scena la cartuccia a bossolo metallico così come la conosciamo ancor oggi. Lo sviluppo aziendale è favorito dal risiedere nell’Impero austroungarico, l’espressione territoriale di maggiore entità della vecchia Europa, dotato di un esercito di immani proporzioni. Le vicende del XX secolo smembrano questo insieme politico, ma non fermano lo sviluppo aziendale che segue oculatamente il settore civile oltre a quello militare con il superbo periodo della caccia alta inserito fra le due guerre. E’ il tempo dei cervi dai trofei e dalla stazza fenomenali: sovente vengono cacciati proprio con questo calibro a cui va riconosciuto un autorevole potere d’arresto anche a distanze considerevoli. Il 7 mm è considerato la misura aurea dei proiettili e l’impostazione tecnica data da Wilhelm Brenneke a questa sua cartuccia, nata fra l’altro 101 anni fa, prevede un passo di rigatura molto corto di 1:8,6 (220 mm), adeguato per stabilizzare correttamente proiettili con peso di 11,5 g, quindi dotati di un’elevata densità sezionale cui si somma una velocità superiore alla media, di poco inferiore ai successivi magnum di pari calibro; la differenziazione operata dai progettisti tedeschi fra la cartuccia da carabina e quella omologa da basculante vede opportunamente un qualcosa in meno per queste ultime, ma ci si discosta poco. La penetrazione in selvatici di grande massa è assicurata e la cessione di energia, a questo punto, è affidata alla struttura del proiettile: già all’epoca il progettista ne propone una serie a struttura differente per i diversi capi di selvaggina e sono tutt’oggi ai vertici del settore.

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Alcune cartucce spiccano fra il drilling e uno storico telemetro Wild a sovrapposizione d’immagine: il laser era ancora di là da venire

Hirtenberger 7x65R – L’Azienda al giorno d’oggi.

In questi ultimi tempi il marchio aziendale viene inglobato nella Ruag Ammotec GmbH e a Fürth, vicino a Norimberga, l’azienda ha un impianto produttivo per le cartucce di qualità più elevata: visitandolo si ha contezza della meticolosità applicata nelle lavorazioni e nel controllo da parte di una mano d’opera altamente qualificata. Intanto anche negli Stati Uniti d’America lo studio dei proiettili da caccia e tiro ha compiuto passi da gigante con ottimi risultati di balistica esterna e terminale cui si unisce l’apprezzabile risvolto di prezzi abbordabili (almeno fino a qualche tempo fa). Opportuna quindi la scelta della Hirtenberger di adottare una palla inserita da molti anni nelle preferenze dei cacciatori: la Nosler Partition non ha certo bisogno di presentazioni, ma vale la pena rammentare la sua forma esterna con corpo cilindrico, base aperta, ogiva rastremata con apice appuntito in piombo scoperto, fattori che ne favoriscono la stabilizzazione passando nella rigatura, creando le premesse di una costante e apprezzabile precisione intrinseca. A questo si aggiunge la struttura interna ben nota grazie alla mantellatura che a metà circa del proiettile si chiude separando in due distinte entità la massa interna in piombo: la sezione retta mostra una H con il setto centrale di divisione. All’impatto con il selvatico si avrà così un’espansione a fungo della parte anteriore, dove si raddoppia il diametro originario creando dalla camiciatura dei petali risvoltati su se stessi; nello stesso tempo la parte posteriore si mantiene integra fungendo da elemento di spinta per l’attraversamento del selvatico.

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Sul fianco sinistro della bascula spicca una delle prede adeguate al calibro, specie se si tratta di uno di quei cinghiali dell’Europa continentale di stazza superiore ai due quintali e dall’incredibile vitalità

Hirtenberger 7x65R – La cartuccia

Da rilevare come la Casa assicuri tali effetti anche a velocità residue intorno ai 570 m/sec, quindi a distanze considerevoli. La palla montata su questa cartuccia ha un peso di 9,1 g (140 grs), valore intermedio per il 7x65R con cui si ottiene una buona tensione di traiettoria: i telemetri e alcune ottiche attuali consentono la correzione rapida del puntamento in funzione della distanza e quindi della caduta della palla, ciò non di meno è sempre favorevole poter usufruire di una messa in mira rapida sapendo come, entro certi limiti, sia sufficiente posizionare la croce più o meno alta, ma sempre entro il bersaglio, con la certezza che il colpo finirà dove deve.

Hirtenberger 7x65R – La munizione a caccia

La pratica tabella stampata sulla confezione indica i 180 m come GEE, la distanza di azzeramento più favorevole per non avere un punto battuto superiore ai 4 cm, e qui si verifica giusto a 100 m: con questa taratura corrispondono -2,5 cm a 200 m, -12,5 cm a 250 m e  –28 cm a 300 m quindi un raggio di impiego di misura sensata per insidiare dal camoscio al cervo con l’intermezzo del capriolo, la cui spoglia non viene rovinata, al muflone, al daino e al cinghiale. 

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